lunedì 17 marzo 2008

... e non vissero felici e contenti

c'erano una volta un inglese, un polentone, un terrone e un uomo in mutande.
oserei dire purtroppo (ma in realtà la comicità della cosa dovrebbe forse spingermi a ringraziare della sua esistenza) non si tratta di una barzelletta, ma di casa mia...
ma data la surrealtà della situazione, vi racconto una fiaba. o meglio il suo inizio.


oltre a soggetti sopra ricordati, c'era anche una povera fanciulla indifesa (naturalmente una principessa), che cercava di fare in modo che il castello prosperasse, o meglio non si sgretolasse con loro dentro.
ma, a minare i suoi piani, e la sua salute mentale, invece della matrigna cattiva di tutte le fiabe che si rispettino, c'erano quattro mostri leggendari che rendevano la vita nel castello un'avventura che neppure Indiana Jones (maschio pure lui, d'altronde) sarebbe riuscito a portare a compimento. e così la giornata media della nostra eroina si svolgeva in una corsa a ostacoli tra fumi oscuri provenienti dai fornelli, strane musiche che fuoriuscivano dagli antri bui, sproloqui senza senso sul "io non sono razzista, però...", atteggiamenti che fuori dalle mura casalinghe sarebbero definiti atti osceni (e meno male che l'inverno ha ricoperto l'uomo in mutande di una fantastica tutina per stuzzicare l'immaginazione) e altre amenità.
certo, non si dovrebbe permettere alle contrarietà di interferire con le supreme missioni di una principessa, specialmente se studia per salvare il mondo, ma si sa, anche le principesse sono fatte di carne (vedi post sulle wonderwomen...); e soprattutto nervi!

la fiaba non finisce, la povera fanciulla paventa la disfatta, ma ancora non dispera (anche se ha iniziato a nascondere tra le pagine del libro di macroeconomia delle bustine sospette).

insomma, quando venite a darmi una mano nel mio processo di svergognamento? (l'idea originaria è stata naturalmente di anna, ma altrettanto naturalmente non ho tardato ad adottarla!)
direi che la storia non può finire senza almeno uno dei mostri vittima del nostro ludibrio. chi mi aiuta? quelle che si sentono troppo buone nei confronti del mondo si astengano, con le altre organizziamo una cena dopo pasqua.