mercoledì 10 ottobre 2007

Dottoressa...

La Di Vivi Commedia


A un quarto del cammin della mia vita

mi ritrovai in una aula oscura
ché prendere la laurea era cosa ardita.

Ahi! quanto a dir qual era è cosa dura,
esta commissione crudele e aspra e forte,
che nel pensier rinova la paura!

Io non so ben ridir com'i' v'intrai
tant'era la tensione al punto,
che il coraggio a due mani pigliai.

Ora che è finita e che non ho incontrato la morte,
mi ricordo anche il ben ch'io qui trovai,
e dirò de l'altre cose che in codesti anni ho scorte.

Giunta a Milano la paura fu un poco queta,
che Leonardo del mio cor m'avea dato
l'indirizzo del pensionato “La Cordata".

E poi ch'i' fui da Putignano giunta
là dove terminava quel viaggio disperante,
che m'avea di paura l'anima compunta,

guardai in alto, e vidi illuminato
sotto le stelle, il terzo piano
del rifugio tanto agognato.

E così salii, in ascensore
"oh! che piacevole incontro":
un somasco brillo a tutte l'ore.

«Ave! O tu che vieni al doloroso ospizio!»
disse Enza a me quando mi vide,
lasciando l'atto di cotanto offizio.

Or incomincian le dolenti note
a farmisi sentire; or son venuta
là dove Gigi D'Alessio mi percuote.

Quando giungo davanti a la cucina,
quivi le strida, il compianto, il lamento;
bestemmian quivi la virtù divina.

Grazie al ciel il Leo mio distese le sue spanne,
per sopportar questo tormento
prese l'erba e la rollò dentro a le bramose canne.

Ma canterò anche di quando lo spirito mio si rinfranca
e di quel secondo incontro,
che di gioir con la tequila non si stanca.

A li occhi miei ricomincia diletto,
tosto ch'io abbandonai il Fanelli,
che contristati m'avea li occhi e 'l petto.

Per altra via mi guida il savio duca,
fuor de la ciucca,
e vegno in parte ove non è che Luca.

Amor, ch'al cor gentil ratto s'apprende
mi colse d'improvviso,
ma troppo preso era dalle sue faccende:

mesi e mesi lui oltre l'oceàno,
ed io, scambiando l'inferno per il paradiso,
rimasi ad aspettare invano!

E come talvolta accade,
chiuso il femmineo pensionato,
le giovin pulzelle imboccan diverse strade.

Deh! Fortuna avversa mi conduce
in una casa dove l'apparenza cela l'inganno,
proprio come il Nano cela il Duce.

E poi ecco la vecchia dalla vista aguzza,
con il Gaspare, da Rapallo a via Messina,
ecco colei che Paolo Sarpi appuzza!

E per sollevar l’umor tristo,
che manco i bei pompieri sanno rallegrare,
s'avvicina uno spirito nuovo ed imprevisto:

la faccia sua d'ebano era d'uom giusto,
tanto benigna avea di fuor la pelle,
e d'un serpente tutto l'altro fusto.

Ma egli non puote sugellar amor sì bello,
ché dal Maligno sarebbe funestato
pria che al dito non s'abbia un anello.

A numerar de tutti l'omini non è finita,
ma lo tempo è poco ormai che n'è concesso
e l'opra troppo lunga e ardita.

Andiamo avanti, allora!
E mentre lavoro al palazzo che fu de' Clerici,
una nuova dimora si cerca ancora...

Il naviglio mormorava calmo e placido al mio passaggio
nei giorni del trasloco da Claudia,
in quel di Ventiquattro Maggio.

Quivi vissi; e come tu mi vedi,
vid'io cascar noi tre, ad una ad una
tra la tenda e il resto; ond'io a gambe me la diedi.

Grazie al ciel qualcuno ancor distese le sue spanne:
per sopportar questo nuovo tormento
prese l'erba e la rollò dentro a le bramose canne.

Fu allor ch'io vidi per quell'aere grosso e scuro
venir a me una figura in suso,
maravigliosa ad ogni cor sicuro.

Amor, ch'a nullo amato amar perdona,
mi prese del costui piacer sì forte,
che, come vedi, ancor non m'abbandona.

O buono Apollo, a l'ultimo lavoro
fammi del tuo valor sì "fatta" laurea,
come dimandi a dar l'amato alloro.

Ebbra, poscia ch'avea vuotato gli antichi tini,
la Grande Sorella, con sommo sollazzo,
componendo questo poema del cazzo
porge le sue Congratulazioni alla Dottoressa Untini!